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  • Immagine del redattoreDottoressa Elisa Forest

Coronavirus: la vitamina D potrebbe ridurre il rischio contagio?

La vitamina D potrebbe avere un ruolo preventivo e terapeutico nella gestione della pandemia da Coronavirus. L'ipotesi arriva da un recente analisi condotta presso l’Università di Torino, in cui si evidenzia la possibile relazione tra carenza di vitamina D, che in Italia interessa una vasta fetta della popolazione, soprattutto anziana, e aumento del rischio di contagio.


I dati emersi dalla ricerca suggeriscono, in associazione alle ben note misure di prevenzione di ordine generale contro il Coronavirus, di assicurare adeguati livelli di vitamina D nella popolazione, ma soprattutto nei soggetti già contagiati e/o ricoverati, nel personale sanitario, negli anziani fragili e in tutti coloro che per vari motivi non si espongono adeguatamente al sole. Inoltre, non si escluderebbe la possibilità di somministrare la forma attiva della vitamina D, il calcitriolo, per via endovenosa nei pazienti già affetti da Covid-19 e con funzionalità respiratoria particolarmente compromessa.


Importanza della vitamina D nel sistema immunitario La vitamina D partecipa a numerosi processi chiave dell’organismo, tra cui il più noto è il metabolismo del calcio e del fosfato. La vitamina D è infatti fondamentale per il mantenimento di un’adeguata massa ossea e per la prevenzione del rachitismo nei bambini e dell’osteoporosi, delle fratture e dei dolori ossei che ne conseguono negli adulti.

Inoltre, alcune evidenze scientifiche confermano che il deficit di vitamina D comporta un maggior rischio di malattie cardiovascolari e diabete, di alcuni tipi di tumore (come il cancro del colon, quello del seno nelle donne e quello della prostata negli uomini), di disturbi dell’umore (in particolare, la depressione) e del declino cognitivo in età avanzata.

Un ulteriore ruolo chiave della vitamina D, scientificamente riconosciuto soltanto di recente, riguarda la capacità di questo composto di modulare l’attività del sistema immunitario. In particolare, si ritiene che tale vitamina aumenti la protezione dell'organismo da infezioni e da malattie infiammatorie croniche o autoimmuni che coinvolgono l'apparato respiratorio. La vitamina D esercita la sua attività immunoregolatoria per la presenza di recettori di membrana in grado di legare il suo metabolita 1,25(OH)2D (il calcitriolo) su numerose cellule del sistema immunitario, come monociti, macrofagi e cellule del timo (piccolo organo presente al centro del torace nel quale avviene la maturazione dei linfociti T). Inoltre, è stato scoperto che il calcitriolo è in grado di stimolare la produzione di potenti composti antimicrobici da parte sia di alcune cellule del sistema immunitario, sia delle cellule dell’epitelio di rivestimento delle vie respiratorie, giocando così un’azione di prevenzione delle infezioni di naso, gola, bronchi e polmoni.

Fonti di vitamina D La principale fonte naturale è la sua biosintesi da parte della pelle esposta alla luce solare (raggi UVB), possibile soltanto in alcuni periodi dell’anno e a determinate latitudini. L’inquinamento, l’abbigliamento e l’utilizzo di filtri solari possono interferire riducendo o bloccando la sintesi di questa vitamina. E questa è una delle ragioni principali per cui in Italia si riscontra carenza di vitamina D. L’alimentazione rappresenta in misura minore una fonte di vitamina D e sono pochi gli alimenti che la contengono in quantità apprezzabile. Si tratta essenzialmente di cibi di origine animale, tendenzialmente ricchi di grassi come i pesci grassi (salmone, aringhe, sgombro, tonno ecc.) e l’olio di fegato di merluzzo (tradizionale rimedio contro il rachitismo), il fegato di manzo o maiale, le uova e il formaggio. Piccole concentrazioni si riscontrano anche in prodotti di origine vegetale come alcuni funghi (shiitake), verdura e frutta.

Contrariamente a quanto molti pensano, invece, il latte contiene poca vitamina D (a meno che non sia specificamente arricchito) e la perde quasi tutta se viene trattato ad alta temperatura (UHT) per prolungarne la conservazione oppure bollito prima di essere bevuto. Quindi, per integrarla nella dieta, meglio consumare latte fresco a temperatura ambiente o tiepido, addizionato di vitamina D e calcio.


Dosi consigliate

Il parametro di riferimento per conoscere la quantità di vitamina D presente nel sangue è il suo metabolita 25(OH)D. Le linee guida attuali suggeriscono i seguenti intervalli di riferimento:

Sufficienza: > 30 ng/ml Insufficienza: 21-29 ng/ml Carenza: < 20 ng/ml


Per concludere

L'analisi condotta presso l'Università di Torino, rappresenta solo un'ipotesi. Non ci sono dunque conferme scientifiche sull’efficacia della vitamina D contro il Coronavirus.

Ciò che è certo è che bassi livelli di vitamina D espongono maggiormente l'organismo alle infezioni virali. Ricorrere dunque ad alimenti contenenti vitamina D e/o eventuali supplementi nel periodo invernale potrebbe essere utile per ridurre i fattori di rischio.


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